Ray-Ban Clubmaster la distinzione discreta 
[Quivedo Stories #14]

Inizio scuola dell’infanzia per la piccola Eva. In casa Bianchi c’era grande fermento per la nuova avventura. Eva a settembre avrebbe iniziato la sua prima esperienza fuori casa, iniziava per lei un nuovo percorso che sanciva in qualche modo la sua autonomia. La mamma Sandra era molto contenta per l’inizio di questa nuova fase, ma nello stesso tempo era piena di paure e ansie. I primi giorni furono abbastanza duri, Eva non ne voleva sapere di staccarsi dalla custodia materna e piangeva a dirotto. Sandra aveva fatto molto fatica a staccarle le manine e uscire senza voltarsi ma sapeva che questa era la scelta migliore, se avesse tentennato o fosse tornata indietro avrebbe rischiato di compromettere tutto il lavoro fatto con le maestre. Mentre sentiva il pianto disperato di sua figlia alle spalle era uscita quasi di corsa e si era appoggiata al muro dell’edificio, era davvero dura resistere alla tentazione di tornare indietro e abbracciarla, si sentiva colpevole e infelice. Mentre se ne stava raccolta nei suoi pensieri una giovane donna era entrata dal cancelletto della scuola, aveva un bellissimo sorriso, la linea slanciata e il passo sicuro, dietro di lei una bambina, un po’ più grande di sua figlia, la seguiva. L’aveva salutata con il capo e poi era entrata, i capelli castani erano lisci e lunghi fino alle spalle, portava un paio di occhiali da sole Ray-Ban, un modello molto elegante, ispirato agli anni ’50, che le donava un’aria distinta e intellettuale.

Nei giorni a seguire era capitato altre volte di incontrarla all’entrata, ogni volta lei le aveva donato lo stesso raggiante sorriso e lei si era sentita meglio. Oramai quel volto sottile incorniciato dagli immancabili occhiali da sole Ray-Ban era diventato una specie di buongiorno. Se non la vedeva, gli sembrava che qualcosa mancasse all’inizio della giornata, era capitato che a volte facesse finta di cercare qualcosa in macchina e restasse nel parcheggio per vederla arrivare. Anche se da lontano la sua eleganza innata era contagiosa. Possedeva una naturale capacità di attirare l’attenzione su di sé senza essere né vistosa né eccentrica. Il suo viso era ancora un piccolo mistero perché non l’aveva mai incrociata senza gli occhiali da sole e quindi non aveva mai potuta guardarla direttamente negli occhi.  Non era mai capitato però che si incontrassero all’uscita, era evidente che gli orari non erano gli stessi, probabilmente sua figlia restava fino al pomeriggio mentre Eva, essendo una cucciola, usciva dopo pranzo.

Dopo due mesi finalmente le cose erano completamente cambiate. Eva aveva accettato la sua permanenza alla scuola, le parlava anche di alcune amichette con cui si divertiva a svestire e rivestire i bambolotti in sezione, i pianti e le urla avevano lasciato il posto a degli enormi abbracci e lei ora non sentiva più quel senso di colpa terribile che avvertiva prima.

In casa aveva raccontato a suo marito degli enormi progressi di Eva, erano felici, vederla serena era per loro la cosa più importante in assoluto. 

Un giorno la maestra di Eva gli aveva chiesto se voleva provare a lasciare la bambina anche il pomeriggio

-Secondo noi lei è pronta per questo passo, la vediamo molto maturata in questi mesi e pensiamo che non avrà difficoltà a restare con i suoi compagni più ore –

Le maestre erano molto fiduciose e avevano deciso insieme di provare anche questo ulteriore passaggio.

Il primo pomeriggio di prova era stato un po’ difficile, Eva si era parata davanti alla porta aspettando che la mamma la venisse a prendere, non aveva collaborato e sembrava che non fosse ancora pronta. Le cose però erano cambiate già dal secondo tentativo, quando le maestre le avevano spiegato che la mamma aveva dei lavori da svolgere e sarebbe arrivata più tardi; Eva si era rimessa a giocare e il tempo era volato senza che lei se ne accorgesse.

Il terzo pomeriggio era andata a prenderla e aveva visto che stava giocando con una bimba un po’ più grande, quando l’aveva vista era corsa alla porta portandosi dietro anche l’amichetta. Era proprio felice di vederla così inserita, mentre stava parlando con lei aveva sentito l’altra bambina gridare

-         Ecco la mia mamma! –

La giovane donna con i Ray-Ban era apparsa nell’atrio. Lo stesso dolce sorriso, aveva raggiunto sua figlia e l’aveva abbracciata forte. La bimba le aveva istintivamente sollevato dal viso i fedelissimi occhiali da sole Ray-Ban e lei aveva potuto vedere per la prima volta i suoi occhi che erano di un verde intenso, uguali, adesso che aveva entrambe davanti, a quelli di sua figlia. 

Si erano presentate e aveva scoperto che sua figlia si chiamava Lucilla e aveva un anno in più della sua. Nei giorni seguenti si erano incontrate quasi tutti i giorni all’uscita e presa un po’ di confidenza Sandra le aveva chiesto dove avesse acquistato i fantastici occhiali da sole Ray-Ban che indossava.

-    Li ho comprati su quivedo.com, il modello si chiama Ray-Ban Clubmaster, mi trovo molto bene sul loro e-commerce, ho sempre trovato quello che mi interessava a prezzi molto convenienti. Credo che starebbero molto bene anche a te, hai il viso adatto! –
In quel momento Sandra aveva pensato che se quegli occhiali avrebbero sortito lo stesso effetto che avevano avuto su di lei doveva comprarli la sera stessa appena rientrata a casa.

Ti è piaciuto questo racconto?
Non perderti i prossimi appuntamenti, a breve nuove puntate di Quivedo Stories...
Se vuoi scopri le stories precedenti.
Intanto solo per te che ami leggere ti dedichiamo alcuni codici speciali da utilizzare per l'acquisto di un paio di occhiali da sole o da vista che ti danno diritto ad un EXTRA sconto: scoprili su Quivedo!